Cima del Catinaccio (2981 m)
Itinerario: Rifugio Gardeccia (1943 m) -CAI-546 -Rif. Stella Alpina (1954 m) Porte Neigre – Rif. Preuss (2243 m)- Rif. Vajolet (2243 m) -CAI-542 -Inizio ferrata (2333 m)- Rif. Alberto 1° (2621 m)- Rifugio Passo Santner (2734 m)- Via normale Alpinistica- Cima Catinaccio (2985 m)
Dislivello : 1042 m
Distanza andata e ritorno: 11,5 Km circa
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Domenica 21 ottobre 2018. Organizzato dalla Sezione CAI Val Di Zoldo, accompagnatori del gruppo esperto Crodaioli Zoldani, da Pera Di Fassa, raggiungiamo il Rifugio Gardeccia con la navetta. Ci dividiamo in due gruppi, quelli che faranno il giro ad anello per le ferrate, ghiaioni e sentieri molto ripidi nel senso antiorario e noi per la cima nel senso più immediato. Con una camminata di un paio di ore sul sentiero segnavia CAI-542 saliamo ai Rifugi Preuss e Vajolet più moderno ma chiusi tutti i due per la stagione avanzata. Fa freddo ma niente di eccezionale visto la stagione autunnale, si confida con il levarsi del sole. Invece siamo accolti quasi immediatamente da un vento tremendo che ci fa rabbrividire per l’ effetto wind-shield e gelare le mani. Procediamo per il sentiero CAI-542 fino al Rifugio Alberto Primo e da qui in un quarto d’ ora al Passo Santner e salendo un breve ghiaione giungiamo all’ attacco della via normale al Catinaccio, ancora all’ ombra visto l’ ora mattutina. Il vento non accenna di smettere, anche riparati della parete Occidentale del Catinaccio. Alcuni desistono per le dita gelide a intraprendere la partenza alla via Normale, caratterizzata da un passaggio di terzo grado all’ interno di un canalone. L’ ascensione procede poi poi per passaggi facili di primo o secondo grado con manovre di corda facili ma con grande stress e fatica per il vento che non accenna a fermarsi. Arrivati alla forcella, siamo accolti finalmente dal sole ma il freddo ci attanaglia. La cima è in vista ma le difficoltà non sono finite, occorre procedere in cordata con la massima attenzione, cercando la via più semplice e meno esposta con passaggi di primo grado, quindi mani e pieni su roccia discretamente buona ma sempre concentrati per evitare sempre possibili insidie, come pietre mobili o sporche.
Tornando giù alla forcella, sempre in cordata, attrezziamo alcune doppie per scendere velocemente lungo la via normale, numerosi sono i punti di sosta e gli ancoraggi. Finalmente alla base della via, possiamo tirare un sospiro di sollievo. Mettiamo via corde e moschettoni e scendiamo a piedi per la via di avvicinamento della mattina sotto un sole freddo e ci rifocilliamo con qualche “snack” e barrette energetiche. Arriviamo in tempo a trovare il gruppo che ha percorso l’ anello delle ferrate intorno al Catinaccio e il pulmino che ci porta giù in val Di fassa.